Tinderlicious | Al supermercato delle occasioni perse
Ah che belle sensazioni regalano gli incontri. Quando vedi un ragazzo in un locale, il tuo sguardo incrocia il suo, lui fa un cenno, tu ti senti le gote diventare sempre più rosse e il battito che sale mentre lui si avvicina. Le orecchie ti ronzano mentre ti chiede il nome, ti offre da bere, ti accarezza la mano, si avvicina, ti sussurra qualcosa. E infine lo stomaco va in subbuglio, ti domandi se ti bacerà o meno, senti la tua voce domandare se vuole salire da te. E il resto vien da sé.
Beh, cari, siamo nel 2015 e queste cose sono demodè. Adesso se vuoi incontrare qualcuno vai al supermercato dei bonazzi. Insieme ai miei cari compari di sventura di ziguline ci siamo iscritti in massa al sito Adotta un ragazzo, una cosa di cui non avevo mai nemmeno per sbaglio sentito parlare, penso sia un social network un po’ più evoluto di Badoo, dove comunque la sostanza è: io vado lì sopra per portarmi a casa almeno una scopata. Ma sarà proprio così?
E allora eccomi: Rock’n’Cloud (nome preso dallo splendido editoriale del sito “Selezione rocker”), indecisa se mettere o meno le mie informazioni personali, se dire che ho 30 anni o un po’ meno, imbarazzata già dal fatto di trovarmi di fronte al questionario “Che stile hai?”.
Sono più rockchic o rock classic? Cosa metto nel mio boudoir? Sì, il boudoir: una becera selezione di caselle da spuntare riguardante quello che ti eccita di più a letto. Frustini, latex o giochi di ruolo. Mi domando in quanti lo compilano seriamente.
Inizialmente metto una foto presa a caso di una modella, ma per dovere di cronaca decido di sostituirla con una mia. I ragazzi non si accorgono nemmeno che ho cambiato faccia, che i miei occhi da azzurri sono diventati marroni e che, per quanta autostima uno possa avere, io non sono affatto una modella. La mia popolarità però, come nella vita normale, è inquietantemente bassa: solo il 37%. Forse dovrei seriamente mettere che tipo di biancheria intima indosso, per guadagnarmi qualche punto e competere con le mie rivali in amore.
Si comincia tranquillamente, con un come va. Chiacchiero con due o tre ragazzi che mi hanno “lanciato un incantesimo”. Praticamente un affare che ti permette di parlare più facilmente. Boh. La cosa mi fa sogghignare come l’iconcina del carrello della spesa in cui dovrei mettere “i miei acquisti”.
Trovo tutto molto buffo e divertente: lo sfondo cuscinoso, i nomi dei ragazzi (Nontipenti, Intrigo, Disinibito, Dreamboy, Misterdick…), gli hashtag che raccontano di te (#palestrato, #reggetanto, #hipster), le bacchette magiche e la possibilità di ricercare il mio uomo speciale a seconda delle sue “funzioni” (cucina? Stira? È un ammaliatore? Lo preferisci con lo spirito paterno o con un buon odore?).
Biagio, uno dei due con cui ho parlato per più di 5 secondi prima di venire maltrattata in quanto “Non ti colleghi mai io non pago mica per aspettarti”, mi fa un sunto rapido e preciso del grande macchinario che è questo sito: “Funziona così: ti scegli uno di questi prodotti sulla base dei tuoi gusti: barba, capelli, naso, pancreas, alluci, ect ect … Ci parli se hai gli stessi gusti e ti ci trovi , ci esci e se son rose, tromberanno :D”.
Ma c’è qualcosa che non mi quadra: cosa vuol dire “io non pago per aspettarti”? Scopro così che gli uomini pagano un abbonamento per trovare la donna dei loro sogni. Come in discoteca, ingresso omaggio al gentil sesso, che, si sa, fa sempre arrivare anche orde di predatori. Come in discoteca, solo che non sei sudato e non sei sbronzo e non stai ballando i Corona.
Sei dietro uno schermo, a sistemare minuziosamente il tuo profilo per dare sfoggio della parte migliore di te per poter risultare appetibile a quel che c’è dietro una manciata di pixel, il quale, molto probabilmente, ha fatto un lavorio assiduo quanto il tuo per poter sembrare molto più interessante, bello, gentile, carino, dolce di quanto non sia nella realtà.
In pochi continuano a scrivermi, quando capiscono che io voglio solo chiacchierare. In brevissimo tempo comincio a sentirmi terribilmente in colpa perché sto facendo perdere tempo e soldi a questi ragazzi che dietro la scusa del “l’ho fatto per conoscere gente nuova” (al modico costo di 6,99 euro mensili), vogliono trovare qualcuno che davvero sia disposto ad amarli (?), o almeno a rimediare un’uscita.
Insomma, come in discoteca, io non ce la faccio. Non riesco a essere civettuola, non riesco a intrattenere conversazioni sul più e sul meno fingendo che la cosa non abbia un unico fine. Come in discoteca, invece di uomini rimedio storie altrui da raccontare.
Però non c’è alcun dubbio: io, se a un tipo piace essere frustato, lo voglio scoprire poi. Se non ama i miei stessi film, se non legge i miei stessi libri voglio saperlo davanti a una birra, a una cena, non scegliendolo dalla lista di prodotti locali. Se è perfetto per me, vorrei avere il modo di deciderlo poi.
Insomma, voglio continuare a provare quell’emozione che ti fa sobbalzare, ti fa rimanere male, ti fa andare al settimo cielo così come ti delude in un attimo. In modo naturale.
Ho sempre pensato che trovare una persona che ti piaccia veramente fosse molto complicato, quasi impossibile. Ma è più semplice costruire una pagina, analizzare i dati, scoprire i soggetti migliori, passare ore e ore a scegliere quello giusto parlandoci, litigandoci, discutendoci come se fosse davvero il mio ragazzo solo per rimediare un’uscita che comporta il prepararmi, vestirmi, truccarmi (e tutto quel che comporta un’uscita galante) soltanto per magari arrivare alla fine e coprire che no, non era quello giusto?
La vita reale è già abbastanza complessa, per aggiungerci anche un fidanzato virtuale in adozione.
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