Trittico di ritratti
Il ritratto è una delle forme artistiche più sfruttate da pittori e fotografi sin dai tempi delle madonne medioevali. È solitamente il primo approccio alla figura umana che cerca un fotografo alle prime armi e spesso e volentieri è davvero noioso. Ci sono fotografi però che hanno fatto di questa forma espressiva un mezzo per mostrare caratteristiche delle persone che si manifestano sempre allo stesso modo ma ogni volta con piccole e fondamentali differenze che fanno dell’uomo un essere mai uguale a se stesso. Ho raccolto serie fotografiche da tre artisti che hanno immortalato questa diversità mostrandoci in maniera ironica o più profonda l’uomo nelle sue molteplici s’facce’ttature.
Il primo dei tre artisti ha interpretato il ritratto in maniera decisamente ironica immortalando persone che sbadigliano. Si tratta del fotografo anglo-australiano Julian Wolkenstein diventato famoso sul web per le sue fotografie simmetriche; sul sito echoism.org, seguendo le istruzioni, sarà possibile ottenere il proprio ritratto simmetrico, ossia metà del viso sdoppiato prima da un lato e poi dall’altro partendo dal presupposto che un viso perfettamente simmetrico è da sempre considerato più “attraente”. In questo lavoro dal titolo Yawning is Contagious? Wolkestein non fa altro che immortalare persone di diversa età e sesso nel misterioso atto dello sbadiglio invitando a riflettere sul mistero della sua contagiosità.
Un altro ritrattista che si è divertito parecchio a osservare le facce mediamente inconsapevoli di qualcuno è Robbie Cooper. Invece di acquattarsi e aspettare il momento propizio per beccare il ruggito dei sonnacchiosi, ha preferito documentare le espressioni facciali e le emozioni di alcuni ragazzini affidandogli l’oggetto più bramato, i videogiochi. Più che un sollazzo però, per Cooper si è trattato di una vera e propria ricerca che lo ha portato a collaborare con altri ricercatori in studi serissimi che come obiettivo avevano quello di indagare il nostro rapporto con lo “schermo”, compreso il computer e la televisione prima e indagare quello con la guerra poi. Infatti, insieme al Media Centre della Bournemouth University nel lavoro che prende il nome di War and Leisure Cooper ha filmato e fotografato persone di diverse età mentre guardavano film di guerra, servizi giornalistici con lo stesso argomento o giocavano a videogiochi di guerra. I dati ricavati da questa ricerca sono stati analizzati con un particolare strumento di ricerca chiamato FACS e i risultati sono stati comparati con il profilo psicologico delle persone fotografate. Lo scopo ultimo della ricerca è cercare di capire come viene percepita la guerra ora che si trova al di fuori della nostra vita quotidiana e ne abbiamo un’esperienza solo attraverso i media. Cooper ha origini inglesi e keniote e attualmente vive a New York, dove ha portato avanti diversi lavori che potremmo definire di foto ricerca. Il più interessante è Immersion che analizza il comportamento dell’uomo a contatto con lo schermo in diverse situazioni. Alcuni ragazzi sono stati filmati e fotografati mentre consumavano film porno e masturbazione, un altro lavoro si è occupato di immortalare le facce dei bambini che guardavano cartoni animati e ancora telepromozioni e sport.
Il terzo ritrattista in questione è Moa Karlberg, una fotografa svedese che si occupa di fotogiornalismo e che ha realizzato Whatching you watch me, un progetto molto interessante sul ruolo del fotografo. La cosa singolare è che per realizzare tale ricerca ha usato il soggetto delle sue fotografie, infatti, si è appostata dietro uno specchio e ha cominciato a scattare foto ai passanti inconsapevoli e soprattutto vanitosi. Ciò che ha affascinato me è lo sguardo di alcuni di loro che si guardano furtivamente nello specchio, altri che rimangono quasi stupiti di fronte alla propria immagine o che si guardano cercando qualcosa. Il vero obiettivo della Karlberg è di aprire una discussione sulla libertà d’espressione e sull’etica, scatenando una discussione sull’argomento. Attraverso lo specchio riesce ad avvicinarsi in maniera estrema alle persone, senza però agire illegalmente. Leggendo un po’ di commenti mi sono resa conto che la fotografa ha raggiunto l’obiettivo, molta gente, infatti, si poneva il problema se usare le immagini di persone che non sanno di essere state fotografate sia corretto o meno, altri si mettevano nei loro panni o guardavano la cosa dal punto di visto di un fotografo. Secondo le disposizioni svedesi è possibile diffondere immagini di persone se vengono scattate in un luogo pubblico, quindi la Karlberg ha aggirato il problema scattandole in un parco.
Per saperne di più:
http://www.julianwolkenstein.com/
http://www.robbiecooper.org/small.html
http://www.moakarlberg.com/