Tutti i colori di Olimpia Zagnoli
Olimpia Zagnoli, classe 1984, Reggio Emilia, poi New York, attualmente Milano. Figlia d’arte, illustra cose da poco, tipo il New York Times. Sono incappata in lei per caso, prima con un libro, poi in una mostra e “volli, e volli sempre, e fortissimamente volli” farle qualcuna delle mie domande per capire chi si nasconde dietro quelle illustrazioni. Alla fine è uscita, più che una intervista, una serie di pennellate, note musicali e tanti spunti da colorare. Ah, anche Indiana Jones.
Innanzitutto voglio darti un benvenuto come si deve, dato che condividiamo la stessa terra di nascita (ma sono di Piacenza, che temo sia un po’ più noiosa di Reggio Emilia). La prima domanda è sempre la peggiore. Perché non ti piacciono le biro blu, ma anche quali sono il colore e la forma che più ti rappresentano?
Le biro blu mi rovinano tutti i quaderni. Ma verrà un momento in cui faremo pace. La forma che più mi rappresenta é il tondo e il colore in questo momento è il rosso, anche se non è il mio colore preferito.
Reggio Emilia, Milano, New York: un colore per ogni città.
Rosso mattone, verde salvia, argento.
La prima cosa che ricordi di aver disegnato e che ti ha fatto dire: “qui inizia il mio futuro da illustratrice”?
Un extraterrestre chiamato “Estra Terestre”.
Tanti occhiali tondi, nei, righe a più non posso e bocche dipinte di rosso: li leggo un po’ come segni distintivi, un po’ autobiografici oppure sono piccoli feticci? Il tuo feticcio personale qual è?
Sono elementi ricorrenti che mi piace inserire nelle illustrazioni per renderle un po’ più “mie”, ma non li chiamerei feticci. Non ho particolari feticci o rituali, non sono una persona metodica.
Toglimi una curiosità: dove sono finiti tutti gli occhi dei tuoi personaggi? Ne farai una pozione magica? No scherzo, mi piacciono molto questi volti, con pochi tratti, perché posso immaginarmi dentro di loro. Non hanno occhi ma dialogano tantissimo con lo spettatore (dici che dovrei drogarmi meno?).
Sì, ne farò una zuppa servita in calotte di cranio di scimmia e le servirò durante una cena nel palazzo di un Maharaja bambino.
(Non ho ancora capito se il sì si riferisse al mio drogarmi meno. Può essere. NdR)
Correggimi se sbaglio, il nuovo video dei “Green like July” è il secondo da te diretto. Com’è stare alla regia di un video? E se dovessi scegliere la canzone che racchiude tutti i tuoi colori e i tuoi lavori?
Cimentarsi in un video musicale per chi, come me, non ha gli strumenti e la competenza per farlo in modo canonico è un buon esercizio per imparare ad arrangiarsi con quello che si ha. È faticoso, ma ne vale la pena. La canzone invece è “The Ballroom Blitz” dei The Sweet.
Ti ho conosciuta perché la tua copertina per “Tropico del cancro” di Herny Miller mi ha stregata. Grazie a te ho scoperto i deliri di quell’uomo (no, non avevo mai letto Miller fino a quando non ho visto quel neo, lì, in copertina). Il libro che vorresti aver scritto, se fossi nata scrittrice?
Sarà banale ma “Favole al telefono” di Gianni Rodari.
L’ultimissima cosa, poi giuro che la smetto: cosa non deve mai mancare nella casa di un creativo? O nella sua testa?
Molti libri, molte tazze, kleenex e Beatles.
Olimpia Zagnoli | sito