Una Border Land tra il Po e la street art
Quando arrivi al parco Michelotti (Torino, Italia, Europa, Mondo) la prima cosa che noti è questo ingresso su cui troneggiano una gigantesca scimmia e un uomo che tiene al guinzaglio un lupo uscito come fumo dalla sua testa.
Cos’è questo posto? Un ex zoo, preso in gestione e rivalutato dall’associazione BorderGate che insieme ad Agriforest ha dato vita al Borderland, luogo di confine tra la città e qualcosa di diverso, un parco sulla riva opposta del Po, quella, per intenderci, dove non ci vai mai perchè non ci sono i Murazzi. Sono nati qui una radio e un bar con terrazzino sul fiume che ti offre una visuale della vita mondana cittadina mentre sei immerso negli alberi; per tutta l’estate si susseguono eventi che spaziano tra incontri e musica.
Le figure che vi ho descritto sopra invece sono opere di street art, quelle in particolare ad opera la prima di RefreshInk e la seconda di Seacreative, e potete vedere innumerevoli nomi campeggiare su tutte le pareti delle vecchie casupole, un tempo adibite a ospitare gli animali in gabbia.
Proprio partendo dal concetto di gabbia Rems 182 ha dipinto un lupo biteste con la scritta latina Homo Homini Lupus, famoso detto (lo ricordo dalla prima versione di latino della mia vita, mi ha causato un bel 5) che ci ricorda che siamo malvagi uno contro l’altro, e offre uno spunto di riflessione riguardo il fatto che l’umano è “lupo” anche nei confronti delle altre specie animali.
Sempre sull’onda della tematica dello zoo anche i Truly Design si sono impegnati insieme in ciò che ultimamente riesce loro meglio, ossia l’anamorfismo, questa volta intitolato Global Warning, dipinto all’interno della piscina dell’orso polare, animale simbolo del riscaldamento globale. Come dire, prendiamo due piccioni con una fava e facciamo dell’arte un momento anche di presa di coscienza generale.
Davide Andreazza ha incorniciato la casa della giraffa dipingendo questo soggetto così bene che sembra ritratto a matita e non a bomboletta; Max Petrone ci porta uno dei suoi ritratti che l’hanno reso famoso e sono la sua nota d’autore; troviamo poi Ufocinque, Vine, Kraser, James Kalinda che insieme a Centina hanno portato un inquietantissimo coniglio (che ricorda anche i modi di EricailCane). Sirtwo semplicemente messo una tigre nella casa della tigre, ma l’ha resa così semplice e così concreta, così bella da sembrare reale.
Carino notare come gran parte di questi abbia dato sfogo alla propria creatività tenendo come fil rouge l’animale, lo zoo, la gabbia.
Potrei andare avanti a elencare i nomi degli artisti, ma l’opera è sempre in divenire e smetterà solo quando l’ultimo centimetro quadrato di questo ex zoo sarà stato ricoperto, contribuendo al completamento di quel che è stato nominato SAM, lo Street Art Museum, un progetto nato spontaneamente e che si sta evolvendo in un modo che tanto ci ricorda la più patinata Fabbrica di Via Foggia (altro progetto a scadenza, altre associazioni coinvolte, ancora adesso se ne parla e tutti ce la ricordiamo molto bene) ma che ha anche il potenziale per rimanere nel tempo. Non essendo “di moda” purtroppo poche sono ancora le persone, addetti ai lavori e conoscenti vari esclusi, che lo frequentano: la pubblicità diciamo che non è il loro forte, ma sono riusciti comunque a raccogliere un piccolo seguito di appassionati di street art e di musica che ben volentieri si prestano a organizzare serate. Peccato soltanto per il solito general disinteresse per questa parte di parco, che non contribuisce certo al mantenimento del decoro o della pulizia, portato avanti sempre dai ragazzi a cui si deve dar credito di esser riusciti a mantenere vivo un posto dimenticato da dio.
Per carità, il Borderland è affascinante anche perché, di fatto, tu ti immergi in un groviglio di rovi e sterpaglie alla ricerca di questa o quell’opera, così come da bambino ti avvicinavi eccitato e curioso alle gabbie per scorgere questo o quell’animale. Rimane un alone di mistero e melanconia che è piacevole da assaporare percorrendo il sentiero mentre vieni circondato dai colori e dalle forme di una nuova pulsante vita che prende forma e si anima dal lascito di un passato remoto.
É per questo che quando sei al Borderland non ti senti più a Torino ma in un luogo di confine al di fuori della città e della vita, e ti puoi perdere in un bicchiere di birra guardando il sole tramontare sul fiume.
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