Una sera al Rialto Santambrogio
Qualche settimana fa ero a Roma e ne ho approfittatto per fare un salto al Rialto Santambrogio, storico centro sociale autogestito, che lo scorso 27 marzo ha voluto “celebrare” la notizia di una imminente chiusura con un evento intitolato “Io Partecipo”. La cosa curiosa è che qualche settimanaprima, su questo sito annunciavamo dello sgombero di un altro centro sociale storico di Milano, il Cox, poi fortunatamente riaperto ed il fatto che a distanza di poco tempo ci ritroviamo a parlare dell’ennesima minaccia di chiusura di spazi che secondo noi meriterebbero una maedaglia al merito per il ruolo che svolgono nella società contemporanea ci lascia sempre un po’ perplessi.
E’ che di fronte a notizie del genere mi viene spontaneo pensare “e allora non lamentatevi poi se sti cazzo di gggiovani finiscono per bucarsi in qualche cesso di qualche discoteca o finiscono per schiantarsi ubriachi contro qualche albero!!!”.
Scusatemi lo sfogo. In ogni modo, lo scorso venerdì 27 marzo, per me è stata la prima volta al Rialto, posto di cui conoscevo solo virtualmente molti degli eventi che vi si organizzano con cadenza settimanale e di cui avevo intuito il ruolo centrale in quella che è la produzione artistica e culturale diciamo così non ufficiale.
Devo dire che sono rimasto piacevolmente sopreso visitando gli spazi di questo antico palazzone nel centro storico della città , che si sviluppa su più piani, in un labirinto di stretti corridoi che da un lato vanno ad affacciarsi sull’atrio a piano terra e dall’altro si aprono in un numero indefinito di stanze e spazi, ognuno apparentemente adibito ad una specifica funzione all’interno di quello che potremmo definire un vero e proprio laboratorio creativo multidisciplinare.
Venerdì al Rialto ho visto una marea di gente che si intratteneva nello spiazale all’aperto dove era allestito il bar, mentre nella sala antistante risuonavano le casse di un dj set di musica elettronica. Qualche piano più in su io e la mia truppa ci siamo imbattuti nell’esibizione di uno strano personaggio che a piedi nudi e avvolto in un impermeabile si arrampicava su di una porta inscenando qualcosa che era a metà strada tra la danza e l’esercizio ginnico, qualche minuto ad assistere l’insolito spettacolo, ed riprendiamo l’esplorazione nei meandri del centro. In un’altra stanza erano allestite delle installazioni, immagino che si trattasse di arte contemporanea o qualcosa del genere ma non oso agiungere altro.
Il palazzo è veramente grande e devo ammettere che l’offerta della serata non è stata da meno, all’ultimo piano in una stanza di illuminata di rosso, dotata di un piccolo palco, si esibiva una poco formale jazz band che ha intrattenuto quegli ospiti meno inclini alle sonorità elettroniche del piano terra.
A fine serata mi ero reso conto che il posto era proprio come me lo ero immaginato, le decine di eventi segnalati negli ultimi mesi mi avevano effettivamente aiutato a costruire nella mia testa l’immagine di un posto in cui la gente si da fare per intrattenere, far incontrare e far divertire gli ospiti. Dovendo fare la chiosa a questo pezzo non mi viene altro se non aggiungere che questo è uno dei tanti posti dove la creatività, la musica e la cultura trovano il giusto compromesso con la cosidetta industria del divertimento. Sono a mio parere importanti perché rappresentano dei microcosmi dove si sperimentano dei modelli sociali e di intrattenimento alternativi, dove gli ospiti non sono solo dei clienti e gli organizzatori non solo dei gestori.
Era proprio il caso di chiuderlo?
Se volete vedere qualche altro scatto della serata, nella sezione PICS