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Uname | High street wear made in Italy

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Oggi vi parlo di un nuovo brand di street wear orgogliosamente Made in Italy: Uname.
Uname parte da un mood e prova a tradurre le percezioni di un esperto di editoria web in una collezione unisex, pensata per essere indossata e vissuta da chi è in costante movimento. Attenta osservazione delle tendenze estetiche e sociali, culto per i dettagli e messaggi nascosti che sbucano dalle stampe. Fabrizio Galati, già fondatore del magazine Livincool ci ha raccontato come nasce l’idea del marchio e come si è evoluta nei capi della prima collezione.

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Fabrizio Galati

 

A cosa è dovuta la scelta di fare un prodotto totalmente Made in Italy?

 

Sono abbastanza affezionato al nostro paese a differenza di tanti che preferiscono trasferirsi all’estero sperando in un “clima” migliore dell’Italia. Il Made in Italy mi piace sia per una ragione patriottica che pratica. Si può avere un controllo diretto delle produzioni e dei campioni a discapito però di prezzi più alti che aimè non ti consentono di essere competitivo con altri brand che producono all’estero.

Inoltre ormai le produzione asiatiche sono molto bene strutturate ed organizzate e i lavoranti delle fabbriche sono precisi e accurati nella confezione. Ci sono delle lavorazioni realizzate in Bangladesh o in Cina che per qualità non hanno nulla da invidiare alle produzioni italiane. Il fatto che su un capo ci sia un’etichetta Made in Italy d’altro canto non sempre giustifica il prezzo molto più alto dato che il pubblico è cambiato, è molto più attento ed esigente. La percentuale però di gente che apprezza l’ottima scelta di materiali e finiture nostrane è notevole capendo ovviamente anche il prezzo del capo finito.

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Il brand è molto legato al web anche perché tu vieni dall’editoria web. Come ha influito la tua esperienza di lavoro sul progetto?

 

Secondo il mio punto di vista il mondo della moda negli ultimi anni è molto cambiato. Mentre prima i brand producevano capi e creavano collezioni secondo la loro concezione sapendo che il mercato poteva rispondere bene o male ora non c’è la possibilità di sbagliare perché in questo momento di crisi economica bisogna fare cose che il mercato richiede, non si osa più come una volta. Nella società attuale si sono imposte figure che prima non esistevano, come i cool hunter, persone che fanno ricerca di moda e cercano di individuare i trend del momento per fornirli alle aziende e il web è il mezzo più consistente per fare ricerca di moda. Mentre prima si andava a Londra o a Parigi per scoprire le nuove mode, ora basta utilizzare bene i social network e i blog per essere aggiornato sul mercato. Lavorando per tanti anni nella comunicazione di moda, partendo da Livincool (http://www.livincool.com) che è un magazine di moda abbastanza affermato mi viene più semplice focalizzare i desideri del mercato, quindi la ricerca e il lavoro sul web al momento sono tutto per il mio lavoro.

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Nel tuo brand stai cercando di far combaciare un’azione di guerrilla marketing basata sul logo e una focalizzazione sull’identità personale. Secondo te riusciremo mai a liberarci dal culto del logo?

 

Secondo me si, la moda e i trend coprono solo dei periodi. Fino a due anni e mezzo fa era tutto basic. La gente comprava gli status symbol e si riconosceva nei tagli dei capi e non i loghi. Poi tutto è cambiato. Grande esempio per tutti è Givenchy che ha riportato lo street wear in passerella tra scritte, stampe, grafiche e vestibilità per lo più oversize. Poi sono arrivati i fenomeni HBA, Pyrex, Been Trill fino a più recenti Marcelo Burlon e Off White. La moda comunica e tutti questi brand lo fanno a modo loro. Anche io nel mio piccolo, piccolissimo vorrei iniziare a farlo con Uname.

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Cosa dobbiamo aspettarci da Uname?

 

La collezione contiene tante stampe serigrafiche , voluminose al tatto e tono su tono. A me piacciono molto i dettagli e le trasformazioni, ad esempio ci sono capi glow in the dark. C’è anche del basico dove ho preferito giocare sul dettaglio e la vestibilità dell’indumento stesso. Troverete più capi trasformabili mediante delle zip, come giacche che diventano smanicati, capi serigrafati con effetto riflettente. Le stampe contengono messaggi romantici, di speranza, e mi piacerebbe che in qualche modo fossero di buon auspicio per gli animi dei miei coetanei: aprite la mente, tramutate il dolore in qualcosa di positivo, costruite il vostro futuro prima che sia lui a costruire voi. Insomma riprendiamoci da quest’infarto generazionale che ci ha colpiti.

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Quali sono le parole chiave del progetto Uname?

 

Sicuramente il viaggio, l’avanguardia, il futuro. Ormai i confini sono davvero ridotti, i viaggi low cost e internet ti consentono di andare fisicamente e con la testa ovunque. La mia collezione è pensata per persone smart, veloci, social, che vivono il movimento. Perciò i capi sono pratici, trasformabili, facilmente convertibili. Per il futuro sto lavorando con tessuti tecnici. Anche sugli accessori e le scarpe c’è un work in progress costante. Sto cercando di riprendere lo street wear dei ’90 aggiornandolo ad oggi con un occhio molto attento ai dettagli. Non lascio mai nulla al caso, tutto segue una logica.

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Quando uscirà la prima collezione?

 

Per i negozi sto cercano di avere un controllo personale sulla distribuzione, quindi scegliere degli store mirati, mentre è già online dai primi di Ottobre. Punto alla distribuzione su larga scala a partire dalla FW15/16.

I capi saranno unisex, si parte da un concetto di strada e di vissuto quindi capita spesso che ragazze comprino capi maschili oversize, magari felpe e t-shirt e li usino come abiti. Alcuni capi della collezione come i bomber e i cappelli nascono come maschili ma sono comprati maggiormente dalle donne.

 

Per saperne di più:

Uname | sitoFW1415shopfacebook

 

 

la Germanz

scritto da

Questo è il suo articolo n°102

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