Un’intervista essenziale a IOSONOUNCANE
Anche quest’anno, in occasione del Primavera Sound Festival, scambiamo quattro chiacchiere con gli artisti italiani che si troveranno a calcare uno dei palchi del festival più famoso d’Europa.
Cominciamo con IOSONOUNCANE, pseudonimo di Jacopo Incani, sardo di origine, bolognese d’adozione, ha esordito nel 2010 con “La macarena su Roma”, un disco scritto durante un periodo di disoccupazione e raffinato nei due anni trascorsi in un call center. Scritto con un campionatore e una loopmachine, è un album denso di rabbia, che richiama i primi Offlaga Disco Pax. Cinque anni dopo esce “Die”, il secondo album, dove tutti gli anni vengono trascorsi vengono raccolti e trascritti nella storia di un uomo che ha paura di morire. A fare di questo album il successo di IOSONOUNCANE è la corposità del suono, lavorato grazie alla presenza di 15 collaboratori (amici e musicisti) che hanno contribuito alla completezza e alla maturità del disco.
Nel 2016, il tour di successo accompagnato da una band consacra IOSONOUNCANE nel panorama italiano, e ora lo troviamo impegnato in un tour europeo che lo porterà anche a Barcellona.
Ciao Jacopo. Benvenuto su ziguline! Dopo “La macarena su Roma” sono trascorsi diversi anni prima di “Die”, il disco che ha definitivamente consacrato il tuo successo in Italia. Ci puoi raccontare il processo di maturazione del suono e dei testi che hanno portato alla nascita di “Die”?
Si è trattato di un processo molto lungo, articolato ma naturale. A monte, a dare la spinta, un’esigenza istintiva e immediata, ovvero quella di un cambio di registro e di suono.
Il tour dell’anno scorso, di cui abbiamo visto la data al Todays Festival, è stato accompagnato da una band d’eccezione, composta da Simone Cavina (Junkfood, Ottone Pesante) alla batteria e alle percussioni, Francesco Bolognini (Cut) alle percussioni e all’elettronica, Andrea Rovacchi (Julie’s Haircut) ai sintetizzatori, Serena Locci (già nel disco e nel tour acustico) alla voce femminile, che sarà con te anche a Barcellona. Come hai scelto i musicisti?
Li ho scelti sulla base delle loro competenze tecniche, del loro gusto e della loro versatilità.
Che effetto fa leggersi nella line up di uno dei più importanti festival musicali?
Fa indubbiamente piacere.
Quali sono le tre cose che secondo te non possono mancare in un festival?
I bagni chimici, un comodo parcheggio, Iosonouncane.
Cosa ti aspetti da questa esperienza?
Quello che mi aspetto sempre direi, ovvero di divertirmi.
Quali sono le band che non perderai in questa edizione del Primavera Sound?
Royal Trux, Slayer, Grandaddy e molti altri.
(Purtroppo i Grandaddy hanno annullato le date del tour a causa dell’improvvisa scomparsa di Kevin Garcia, il loro bassista. Saranno sostituiti dagli Arab Strap ndr)
Sarai in tour con altre date in Europa: come ti aspetti che il pubblico risponda alla tua musica, qual è la soddisfazione più grande che vuoi prenderti?
Sul pubblico non ho mai aspettative, non le voglio avere: correrei il rischio di inseguire una mia idea delle persone che ho davanti. E trovo che questo sia profondamente sciocco e ideologicamente aberrante. E poi al timone voglio starci io. A darmi soddisfazione, infine, è sempre la stessa cosa: dare tutto e riuscire a fare il miglior live possibile.