Voglio imparare a nuotare
Dal diario londinese di Verolaire – prima puntata
Vincent non ce la fa a venire, finisce tardi a lavoro. Dice che è probabile che lo sgamino per quella bottiglia di vodka che ha fatto sparire e che per lunedi ha un nuovo taglio di capelli gratis. Io finisco di sistemare i miei di capelli, metto il rossetto quello rosso e lascio la pelle e gli occhi puliti. Scopro che esiste un modo veloce di scendere le scale nella corsa per la metro, Fernando e’un esperto. `Dai su con quel vino, scema!‘ Mi chiama scema e mi fa ridere come lo dice.
Quando sei sulla spiaggia la sera esiti a tuffarti, senti subito che l’acqua è ‘fredda e vorresti che ci fosse il sole o al limite un fornello, un bollitore ma anche un microonde a scaldarla ma poi una volta dentro ringrazi il cielo per quel beato pianeta alieno.
E il Fabric è come il mare. Mi chiedo sempre come mai non abbia ancora imparato a nuotare, ma forse se le onde avessero questo stesso suono sarebbe più facile muovere la testa e le pinne come un pesce. Blu, blu, blu, blu, blu, blu…i pesci danzano.
Mi perdo e mi ritrovo più volte fin quando arrivano loro, sono sopra di noi e hanno gettato una rete. Siamo finiti, catturati, tutti uniti e spiaccicati in una morsa, che se cadi tu cado anch’io. E i pesci le ossa non ce le hanno ma io si e anche la sveglia alle 6 e 20 di mattina.
Vera si è laureata. Devo ricordarmi di scriverle e raccontarle che sono andata a sentire The Chemical Brothers, qui a Londra. Qui dove il tè va d’accordo col latte, la tappezzeria invade ogni cosa quasi fosse edera e il mare…il mare possiamo solo immaginarlo ma in fin dei conti non è poi così ‘difficile.