Where Are You Now, il nuovo disco dei port-royal e le reminiscenze del passato
Dove sei adesso? Se la mia me stessa fosse su un altro pianeta a distanza di qualche anno luce ora vedrebbe una ragazza in un locale di Torino, sei anni fa, lasciata sola da un ragazzo che non apprezzava il concerto che stavano ascoltando. Erano canzoni troppo decadenti per lui. Lei le adorava, perché parlavano di lei, dei suoi sogni, di quella città dalle mura bianche e dalle stradine strette, dalle piazze immense, dalle notti frastornate e dal fiume silenzioso.
Quella ragazza, uscita dal locale, alza gli occhi e, guardando la luna, si domanda dove sarebbe stata tra qualche anno. La sua metà che la sta osservando da un altro pianeta non le risponde per non deluderla. E la lascia camminare nella notte con i port-royal ancora nelle orecchie, e nel cuore.
Dove sei adesso? È la domanda che mi continuava a ripetere quella voce dentro di me, quando tutto era un po’ più buio, un po’ più spento e incolore. Nei miei primi mesi a Torino ero affezionata ai port-royal come se fossero stati i miei genitori, fautori della colonna sonora di una vita nuova, sgargiante e malinconica.
Poi capita di perdere il senso delle cose, di cambiare, di lasciarsi trasportare dagli avvenimenti e di dimenticare cosa ti riempiva il cuore, prima. A me è successo così. Ho perso la musica, la bellezza della città, la fantasia e il mio futuro. E sono finita altrove, in un posto vuoto che non era il mondo che i port-royal mi avevano aiutato a costruire.
Where are you Now è il racconto di sei anni passati in un universe estraneo, a parlare con face sconosciute, ad ascoltare senza importanza, a vedere scorrere la vita da un altro pianeta. Sei anni che suonano frastagliati come Karl Marx Song, che terminano in un momento di stasi e di raccoglimento.
Sono tutte le persone che hai lasciato andare, quelle di cui ti sei dimenticato e quelle che non potrai mai scordare. Sono quei giorni felici che tornano all’improvviso nella memoria, sono la consapevolezza della morte delle tue illusioni e allo stesso tempo il coraggio e la forza di prendere tutti quei cocci e di provare nuovamente le emozioni che pensavi di non provare più, anche se velate da una sottile patina di nostalgia.
È un disco ancora una volta in grado di parlarmi, di abbracciarmi e di consolarmi, di farmi sentire i suoni di quella città che amavo tanto tornare alla loro magnificenza, a farmi pensare a quella ragazza che stava in quel locale a guardare in estasi le immagini scorrere sulle note di una canzone e farmi domandare dove sarà lei ora. Forse è ancora là, in quel locale ad aspettare il prossimo pezzo, o forse è sempre stata qui, a cercare di sopravvivere tra le macerie di sogni mai realizzati.
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