Word sitter
La Società Dante Alighieri ha diramato la campagna Adotta una parola (di cui vi tralascio i particolari che potrete trovare tranquillamente in rete) ed io ho pensato che noi zigulini potevamo adottarne una. Poche linee più in basso ne proporrò una poi, in cuor mio, spero che ognuno o qualcuno di voi ne adotti simbolicamente un’altra verso la quale sente più affetto e le riservi uno spazio speciale nel suo lessico quotidiano.
In principio, la scelta era ricaduta su “squacquerate”, parola che avevo sentito fugacemente nel passato. Dopo aver guardato al suo significato, ho pensato che magari non fosse la parola più consona in questo contesto, spero comunque che non venga abbandonata e che qualcuno leggendola in questo momento s’intenerisca e decida di essere il suo “word sitter”. Successivamente, ho deciso di prendere in affidamento un piccolo cucciolo di “incartapecorito”, sì, proprio lui, questo aggettivo qualificativo di grado positivo (ho detto bene!?), che incontrai anni addietro durante uno dei tanti bavosi pomeriggi di studio infantili, chissà anche richiamato dalla presenza al suo interno di qualcosa che riecheggia le mie origini sarde. Cari zigulini tutti noi ben sappiamo cosa voglia dire “incartapecorito”, restituiamogli una posizione dignitosa all’interno della nostra esistenza. Per esempio, l’estate e già iniziata, ci facciamo il classico bagno di due ore e ci guardiamo le dita delle mani, immaginatele: ebbene sì, sono tutte incartapecorite. Non abbiate vergogna a gridarlo a tutto il mondo quando uscite dall’acqua: “ Ho le mani incartapecorite!”, i vostri amici inizialmente vi guarderanno con sguardo dubbioso, però poi capiranno.
Perché incartapecorito ha anche quel tocchetto vintage che non guasta mai, lo puoi usare per magliette che da un giorno all’altro son passate dallo status “da buttare” a quello cool “ Fico! Questa maglietta é proprio incartapecorita!”.
Anche le vecchie e super sfruttate “cinque euro”, quelle bistrattate e rifiutate da solerti impiegati di cassa, quelle che la macchinetta della metro molto spesso ti risputa addosso, sì proprio loro, hanno un aspetto teneramente incartapecorito.
Mi sovviene il volto dei pescatori tradizionali, quelli che non hanno mai sentito sulla propria pelle un solo spruzzo di creme protettive, la loro pelle è incartapecorita da giorni interminabili di sole cocente e pesca paziente.
I libri che si comprano al mercatino dell’usato spesso sono incartapecoriti, le foto dei bisnonni e i nonni pure. L’incartapecorito, insomma, sta tornando prepotentemente di moda grazie al vintage che invade le nostre esistenze. A forza di ripetere incartapecorito mi è venuto in mente uno dei miei libri preferiti Io speriamo che me la cavo, quando il bambino descriveva la sua casa e usava in tutto il suo racconto il termine “sgarrupato”. Oggi anch’io mi sento un po’ incartapecorito.
Il nostro modo di comunicare sta cambiando freneticamente, stiamo perdendo quasi impercettibilmente molto del nostro ricco vocabolario, adottare e prendersi cura simbolicamente di una parola (e magari anche due non sarebbe male) potrebbe essere l’inizio. Come “incartapecorito”, ci sono tanti piccoli cuccioli di parole abbandonate che aspettano di farti compagnia nel tuo lessico quotidiano.
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