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Xena Zupranic al Madre, cronaca di un’esperienza Mystica

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L’appuntamento con Lia è al MADRE. Incuriosite dal titolo dello spettacolo, abbiamo deciso di assistere alla performance Mystica. Protagonista è la croata Xena Zupanic, diretta da Sebastiano Seba e il progetto fa parte della seconda edizione di Corpus, Arte in azione. L’iniziativa artistica costituisce una sorta di Live Art in cui la performance tradizionale si contamina con nuovi linguaggi artistici e sperimentazioni teatrali radicali. Insomma qualcosa che può colpire o no, o lasciare totalmente interdetto lo spettatore. Del resto si sa, i linguaggi espressivi sono innumerevoli e costituiscono una grande risorsa per ampliare la creatività e l’immaginazione. Seduti in una delle sale più grandi del MADRE, ci apprestiamo ad assistere alla performance.

foto di Lia Zanda

Lei, Xena Zupranic, vestita di bianco, con lunga parrucca nera e bianca e seno scoperto, comincia a farfugliare qualcosa. Poi il tono della voce si alza, diventando quasi demoniaco. Mi ricorda quasi un concerto di Marilyn Manson e il suo trucco e le sue urla avvalorano la mia tesi. La performance continua. Segue un secondo atto. Dopo essersi immersa in una vasca, dove taglia i suoi lunghi capelli, l’attrice si pone al centro della sala. Qui forma una croce e continua la sua esperienza mistica. L’illuminazione divina e lo spasmo finale vengono raggiunti attraverso una sorta di viaggio psichedelico, dove la luce intermittente e il turbamento sonoro divengono elementi essenziali per l’ascesa al Divino. In realtà ciò che abbiamo visto non è altro che il rituale finale di un’esperienza mistica che l’attrice ha vissuto recludendosi nelle 153 ore (tempo mistico) che precedono lo spettacolo. La sua è una folgorazione divina esaltata dalla carnalità e dall’eros. Una sorta di “erotismo sacro”, che tanto ricorda l’esperienza di Teresa d’Avila. A tal proposito scriveva Santa Teresa: “ Un giorno mi apparve un angelo… vidi nella sua mano una lunga lancia… questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. Il dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce però era tanto dolce che non potevo desiderare di essere liberata”. Terminata la performance i commenti sono vari.

foto di Lia Zanda

Non manca anche chi ha preferito andarsene prima della fine dell’azione. A me invece è piaciuto. Ho apprezzato lo sperimentalismo artistico, l’originalità, il frastuono della musica e la luce psichedelica che hanno dissestato i miei sensi, ma non ho colto tanto il “misticismo” della performance. Probabilmente avrei dovuto seguire tutto il percorso iniziatico per poter comprendere meglio la conclusione, o forse ciò che ho visto costituisce una visione moderna per la comprensione del Divino. In questo modo il Sacro si esplica attraverso un linguaggio che può essere inteso come un’allucinazione psichedelica, ma ciò che ho visto è abilità artistica e il percorso mistico è sicuramente qualcosa di più complesso. [Stefania Annese]

foto di Lia Zanda

Siamo entrati nella sala grande del MADRE, quella delle grandi occasioni, ci hanno detto di sederci a terra tutti vicini. È buio. Tutti sono curiosi, poi subito turbati e spaventati dalle grida incomprensibili della performer. Dopo un tempo che è sembrato interminabile ancora buio, interrotto da giochi di luci psichedeliche sul soffitto. Cosparge il pavimento di sale, rompe una collana di perle, entra nella vasca piena di latte al centro della sala e l’atmosfera demoniaca iniziale si colora di luce bianca . Si taglia i lunghi capelli e si immerge, a seno nudo, quasi a perdere il fiato. Buio. Io ho paura perché non la vedo e non so che sta per accadere. Molti si alzano, qualcuno se n’è già andato. Che errore, la parte più bella comincia adesso. Tutta la sala è inondata di fumo , musica forte e luci intermittenti rapide e fortissime, direttamente sparate negli occhi di chi è seduto. Tutti i sensi sono coinvolti, non sei più nella sala, ma in un posto senza pareti ne persone, solo luce, musica, fumo bianco. Quando tutto si spegne quello che resta è la vasca al centro della sala circondata da un aurea bianca, gli occhi bruciano, le orecchie fischiano. Che emozione.

[Lia Zanda]

Lia Zanda

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Questo è il suo articolo n°30

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