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Zürich Open Air, tutto quello che c’era da sapere

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Solitamente, quando si sente parlare di festival a Zurigo la prima cosa che ci viene in mente è la Street Parade. Dal 2010 c’è però un nuovo evento che ogni anno catalizza l’attenzione di oltre 60000 spettatori provenienti da tutta Europa: lo Zürich Open Air, tornato anche nel 2013 con i suoi quattro giorni di musica pop, rock, indie, electro e dance da giovedì 29 agosto a domenica 1 settembre.

Il festival è iniziato giovedì pomeriggio ma noi abbiamo deciso di esserci nelle giornate centrali, “snobbando” nomi del calibro di Nine Inch Nails, Two Door Cinema Club, Brodinski e Boys Noize, che si sono esibiti nel corso della prima giornata.

Purtroppo, nonostante fossimo partiti da Milano con largo anticipo, non avevamo fatto i conti né con i rigidi limiti di velocità delle autostrade elvetiche, tanto meno che con la lunghissima coda (e a quanto pare, onnipresente) all’imbocco del traforo del San Gottardo. Solo alle 22:30 raggiungiamo l’area del festival a Glattburg, nei pressi dell’aeroporto, perdendoci gli show di Belle & Sebastien, Franz Ferdinand e The Knife.

All’ingresso sostituiamo i nostri biglietti con dei colorati braccialetti in tessuto (piombati rigorosamente a mano) che ci consentono di varcare la soglia e ritrovarci ad attraversare lo spazio dedicato al camping: è in questa immensa distesa di 3000 (dicono) tende di tutte le fogge e dimensioni che risiede la vera anima del festival!

Al fine di ambientarci, cominciamo con il perlustrare l’immensa area del festival dominata dal “main” Blue Stage all’aperto, che, insieme a due tendoni da circo, la Tent Stage e Dance Circus, formano i palchi ufficiali cui si sommano altre tre Dance Tents gestite da alcuni sponsor dell’evento. Guardandomi intorno, a tratti, ho l’impressione di essere finito in un grande luna park, complici forse le lucine bianche che tracciano i diversi percorsi e illuminano l’infinità di stand che preparano pietanze appartenenti alle diverse cucine del mondo, dal thai food alla raclette, passando per i felafel e le crepe.

Nonostante sia fine agosto, la temperatura notturna non è nemmeno lontanamente vicina a quella cui siamo abituati e nemmeno gli Artic Monkeys, prima esibizione cui assistiamo, riescono a scaldarla più di tanto, forse a causa di un volume dell’impianto piuttosto “pacato” e un pubblico fin troppo composto che ci fa provare nostalgia verso la caciara nostrana. Quei pochi che ci rivolgono la parola lo fanno in tedesco e noi non possiamo far altro che annuire sorridendo, non sono sicuro che la cosa abbia sempre funzionato.

Artic Monkeys

Chiusa la Blue Stage ci spostiamo nella Tent Stage dove si sta esibendo Trentemøller, davo per scontato si trattasse di un dj set e invece, la sua formazione live che è stata una piacevole sorpresa, ha saputo alternare momenti puramente dance ad atmosfere più introspettive. Giusto il tempo di fare una pausa che nella Dance Circus è salito in consolle Sub Focus che, accompagnato dalla sua caratteristica scenografia in stile star gate, riesce a farci saltare al ritmo del suo repertorio drum&bass (non sono un amante del genere ma sono giorni che ascolto in loop su YouTube la sua Turn It Up). A chiudere la serata ci sarà Pendulum, noi decidiamo di conservare le energie per l’indomani e alle 3:00 siamo già in albergo dove il nostro pensiero va a quanti trascorreranno la notte in tenda.

Artic Monkeys

Il sabato i battenti riaprono alle 14:00 con Wolfman, noi preferiamo dedicare il pomeriggio alla visita della città e di raggiungere il festival più tardi direttamente in treno (il biglietto di andata e ritorno è incluso nel biglietto d’ingresso). Arriviamo poco prima delle 21:00, nel momento esatto in cui inizia a piovere; nonostante fossimo già abbigliati in previsione del peggio, indossiamo al volo gli impermeabili distribuiti dagli organizzatori e ci godiamo l’esibizione degli XX che con le loro melodie introspettive incantano il pubblico per un’oretta. Sarei curioso di ascoltarli in un contesto più “intimo”, dove sono sicuro che renderebbero al meglio, ma le loro date in Italia sono sempre sold-out in poche ore.

Trent Moller

Finita la loro esibizione, proviamo ad andare in bagno ma la coda è chilometrica (e lo sarà per tutta la notte), per fortuna abbiamo accesso all’area vip che ha dei bagni dedicati dove sbrighiamo la questione in pochi minuti. Qualche bagno chimico in più avrebbe davvero fatto la felicità di molti.

Ci spostiamo quindi verso la Tent Stage per il live di James Blake che fa sfoggio del suo lato più deep in un’esibizione da solista che crea un’atmosfera molto intima e raccolta…secondo una coppia di italiani che incrociamo all’ingresso, c’è un elevato rischio di addormentarsi. Onde evitare, ci spostiamo nel Dance Circus dove si sta esibendo Jackson and his Computer Band, anche lui è da solo sul palco ma restiamo incantati nel vederlo, completamente assorto, mentre dirige la sua “band” proponendo un sound decisamente più grintoso.

Sub Focus

Mentre la maggior parte del pubblico si muove verso il Blue Stage in attesa del dj set di Paul Kalkbrenner noi restiamo in attesa di quello di Erol Alkan che allo scoccare della mezzanotte da il meglio di se e riempie il dance-floor, quasi vuoto all’inizio della sua esibizione. Subito dopo è la volta dei Justice che aprono il loro dj set con un sound bello carico, accompagnato da un uso considerevole di luci stroboscopiche (cit.). Sarebbe bello poter ballare/saltare ma la calca è tale da impedire qualsiasi movimento e dopo mezz’ora, quando anche la temperatura diventa insopportabile, molliamo il colpo e usciamo (con qualche difficoltà) dal tendone.

Jackson

Una volta fuori ci scontriamo con il fatto che fino alla chiusura l’unico palco attivo sarà proprio il Dance Circus, optiamo quindi per una pausa in attesa dell’esibizione di Sebastian ma l’area vip, l’unica in cui è possibile sedersi, ha già chiuso. La capienza del Dance Circus e delle Dance Tents è assolutamente sottodimensionata per ospitare il numeroso pubblico ancora presente a quell’ora, soprattutto considerando che mancano quattro ore alla chiusura del festival, decidiamo così di tornare in albergo anche se avremmo voglia di ballare ancora un po’.

Erol Elkan

Al risveglio domenicale abbiamo davanti a noi (oltre al mal di testa) le ultime sei ore di musica, con Die Ärzte ed Ellie Goulding a fare da headliner alla giornata di chiusura; li avrei ascoltati volentieri se non fosse stato per una situazione metereologica un po’ incerta, che ci spinge a metterci in marcia verso la madrepatria…Wir sehen uns nächstes Jahr, Zürich!

Bruno Taranto

scritto da

Questo è il suo articolo n°18

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